La Val Seriana si snoda a nord-est di Bergamo, inerpicandosi lungo le Alpi Orobie. Qui, fino a una trentina di anni fa, nell’arco di 20 chilometri si producevano ben 20mila camicie al giorno, confezionate conto terzi per i grandi marchi, e si contavano numerosi cotonifici dislocati sulle sponde del fiume Serio. Era un distretto della camiceria di qualità. Poi è arrivata la crisi, che ha portato alla chiusura di tante fabbriche storiche e alla delocalizzazione di altre. Tra le pochissime che ancora resistono, proprio grazie alla loro estrema qualità, l’unica virtù che oggi paga, c’è la Sonrisa di Alzano Lombardo. Fin dal nome, che significa «sorriso» in spagnolo, trasmette felicità, freschezza, positività. È evidente che non stiamo parlando delle classiche botteghe di camiceria, bensì della loro evoluzione moderna, spinta ai confini dell’industriale ma senza rinunciare alla cura del dettaglio che le caratterizza. Un’azienda solida che fu tra le prime, alla fine degli anni 90, a lanciare il su misura collaborando con i migliori negozi d’abbigliamento d’Italia. Alfiera di una realtà artigianale-tecnologica che è radicata in tutto il Paese e che porta avanti l’economia, il tessuto sociale e il territorio italiano, contando solamente sulla propria creatività e operosità, senza aspettare le istituzioni, per le quali la piccola e media imprenditoria, come afferma qualsiasi piccolo-medio imprenditore nostrano, può pure morire.
Anche Sonrisa inizialmente lavorava conto terzi, per case come Hugo Boss o Valentino. Viene fondata nel 1973 dai fratelli Alessandro e Paolo Valoti insieme alle rispettive mogli, che lavoravano in una camiceria. è del 1990 la decisione di puntare su una propria linea, consapevoli che avrebbe comportato maggior fatica ma anche grande soddisfazione. In seguito fanno il loro ingresso in azienda i figli dei titolari, Monica e Luigi, che dal 2000 tengono le redini, dedicandosi rispettivamente allo stile e alla contabilità e produzione. Ma i due patriarchi, pur avendo superato i 70 anni di età, non riescono ancora a rinunciare a lavorare, e anzi sono di grande aiuto. Infine un altro socio, Luca, il fratello di Luigi, segue un’altra azienda di proprietà, che possiede alcuni negozi di abbigliamento. A portarci direttamente nel centro dell’azione con inconfondibile ed entusiasta accento orobico è Monica Valoti: «La nostra camicia in taglia ha inizio con lo studio del modello a livello di vestibilità. Vengono fatte numerose prove, al termine delle quali le componenti della camicia vengono registrate nel computer. Lo stesso avviene per il su misura, il cui archivio è completamente digitalizzato: i dati di ogni singolo cliente vengono poi naturalmente modificati in caso cambi la conformazione fisica. Ma le misure non vengono prese in azienda, bensì solo ed esclusivamente presso i negozianti che forniamo, oltre 400 in tutto il mondo, in aumento, di cui la maggior parte in Italia: da Eredi Chiarini a Firenze a Vannucci di Milano, Krugg e UomoRe a Bergamo fino a Sorelle Ramonda a Reana del Rojale (Udine)». Il 90% del su misura è dedicato all’Italia, seguono i Paesi del Nord e la Spagna.
- Una home jacket che è anche una spiritosa idea per una sera fuori casa. È realizzata con un generoso pied-de-poule degli anni 30, acquistato dalla storica sartoria Knize di Vienna.
- Cappotto in Donegal con la bottoniera spaziata di 20 cm.
- Un cappotto in Shetland azzurro in cui si nota un tic ricorrente dello stile Sciamàt: i baveri volutamente infiniti.
- Tratti caratteristici dello stile Sciamàt: spalla insellata, accollatura netta, cran alto, aperto oltre i 90° e con la bisettrice che guarda prima della spalla; taschino alto e inclinato; bavero importante.
- Il team Sciamàt in una foto di famiglia. A destra, Valentino Ricci, solo indossandolo, dimostra come un abito blu rigoroso, per di più con un gilet sciallato e accollato, appaia più moderno e credibile di tanti esperimenti avanguardisti privi di una vera idea.
- Poi prova un cappotto in flanella e uno in Donegal con la bottoniera spaziata di 20 cm.