Esistono due soggetti in grado di produrre un abito su misura. Il primo è il sarto, maestro artigiano che esercita l’arte a proprio modo e così la trasmette agli apprendisti. Il secondo è la sartoria, impresa il cui leader non realizza i capi in prima persona. Non di rado è in grado di tagliarli, quasi mai di cucirli e completarli, comunque la faccenda non è di sua competenza. La bottega del sarto, fondata sul dominio del mestiere, ha l’assetto di un cerchio la cui circonferenza varia di caso in caso. Anche quando è molto ampia, al centro resta sempre un solo uomo che suddivide tra i propri collaboratori un lavoro che sarebbe in grado di compiere in prima persona e dalla prima all’ultima fase.
La sartoria, invece, parte da un capitale cui affianca altre tre componenti: gusto, relazioni e capacità imprenditoriali. Ne deriva una struttura piramidale, al cui vertice c’è un capitano d’azienda che assume personale specializzato e lo governa. I suoi sarti agiscono come professionisti, non come maestri, perché seguono direttive che lasciano loro un margine di discrezionalità sui procedimenti tecnici, non sulle scelte stilistiche.